Le origini del pellet risalgono agli anni ’70 nel Nord America dove si sono stabilite le prime produzioni di tipo industriale, ma è soltanto a fine degli anni ’90 che ha iniziato a diffondersi uscendo dal suo mercato di nicchia.
Oggigiorno è il combustile ecocompatibile ed ecologicamente sostenibile più diffuso in quanto presenta caratteristiche termotecniche superiori tra i derivati dalla lavorazione del legno, in più è un prodotto facilmente gestibile e trasportabile, oltre a consentire lunghi periodi di immagazzinamento senza che ne vengano compresse le caratteristiche.
Il mercato del pellet è suddiviso in due settori che si contraddistinguono tra la produzione di pellet industriale (rivolto alla generazione di bioenergia su larga scala) e pellet “premium” (rivolto alla generazione di bioenergia residenziale e commerciale su piccola scala), quello di maggior interesse nazionale è il secondo in quanto l’Italia è uno dei maggiori consumatori di pellet a livello europeo.
Il pellet “premium” non si contraddistingue dal colore “chiaro/bianco” invece che “scuro/marrone”, bensì dalla tipologia di legno e materia prima (segatura o cippatura) utilizzata nella produzione con la conseguente qualità del prodotto ottenuto; in altre parole utilizzare una o più varietà di legno (abete, pino, faggio o altra conifera) nella produzione di pellet significa ottenere una qualità finale bassa, media o alta.
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